Regola numero uno: evitate Temple Bar. Soprattutto in questo periodo dell’anno, lasciate perdere. Se l’obiettivo è incontrare la vostra anima gemella, con gli occhi azzurri, le lentiggini e una testa arancione… Insomma, se è la combinazione esemplare di un’irlandese quella che vi interessa (Mr. Farrell è un alieno, chiaro), rifuggite il regno del turismo dublinese. Fatelo per voi, per noi, per tutti.
Regola numero due: stay hungry, stay foolish, ma se non avete il dono della pazienza, è meglio che riconsideriate l’ordine delle vostre virtù. Regola numero tre: ripetete questa mantra tre volte al giorno: non mi lascerò mai più convincere ad andare al Dicey’s il martedì sera.
Tenendo conto di questi sommi principi, e lavorando molto sul secondo, abbiamo iniziato ad infiltrarci a festini privati. Vagabondando per le peggiori vie della città, e facendo tante domande agli sconosciuti – che è anche una delle nostre attività preferite – abbiamo individuato per voi una manciata di locali frequentati da veri Dubliners, ai quali dovete assolutamente concedere una chance!
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Qualche giorno fa, ad esempio, in uno dei più luridi ed irresistibili bar di Dublino, ci siamo imbattuti nella rivisitazione punk di Serpenti e Scale. Sì, proprio lui, il gioco da tavolo nato in India, idventato popolare nel mondo anglosassone e raccontato da Salman Rushdie nel 1981 in Midnight’s children:
“il gioco di Serpenti e Scale racchiude la verità eterna che per ogni scala su cui t’arrampichi, c’è un serpente in attesa appena voltato l’angolo; e che per ogni serpente, c’è una scala pronta a compensare. Ma è qualcosa di più; non è soltanto una faccenda di bastone-e-carota; implicita nel gioco è l‘immutabile dualità delle cose, la dualità del su e del giù, del bene e del male […] ma io scoprii, sin dai primissimi anni di vita, che a questo gioco mancava una dimensione essenziale: quella dell’ambiguità – perché, come gli eventi talvolta dimostrano, è anche possibile scivolare da una scala e arrampicarsi verso il trionfo sul veleno di un serpente”.
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Citato dal The Dubliner tra i 12 migliori bar della città, il Thomas House è un ricettacolo di miscredenti e fuori di testa, come recita la sua fanpage su FB. È uno dei rari locali in town dove ascoltare punk, ska, oi!, hardcore, rockabilly e psychobilly. Per noi è un posto dove entri e ti sembra subito familiare, uno di quelli dove il barista, così dev’essere, diventa subito il tuo miglior confidente.
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L’ambiente decadente, intimista, old-style, e l’atmosfera confusa – videogames arcade originali, juke box, vinili e pesci pasciuti che nuotano tra teschi ammuffiti – ne fanno il luogo migliore per ricaricare le energie dopo ore di tanto amato vintage shopping al dirimpettaio Ferocius Mingle Market.
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Non è lontano dal centro, eppure è statisticamente provato: non vi è traccia di turista! E la clientela è una banda di personaggi dublinesi con cui è un piacere intrattenersi, magari mentre state perfezionando la vostra abilità al tiro delle freccette (Italia vince su Irlanda 2 a 0, oh yeah!). Mr. Kevin è anche un appassionato di comics, approfittatene!
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Ma che ci azzecca un gioco da tavolo hindu in un posto pieno di ragazzotti tatuati e con la cresta? Intanto vi diamo una preview, poi passateci voi.
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Il sabato pomeriggio per farvi nuovi amici e il venerdì sera per le gig nel basement! Ops! Non dimenticatevi la mancia!
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(continua…)